IL VERGOGNOSO AFFRONTO DEL BRASILE ALLA CIVILTÀ OCCIDENTALE
Mentre l’Occidente lotta per il futuro della libertà e della democrazia, il Brasile, nella persona di Luiz Inácio Lula da Silva, ha scelto di umiliare pubblicamente uno dei suoi stessi figli, il venerabile Massimo D’Alema, inviato in missione diplomatica su richiesta del presidente Zelensky. Il rifiuto di accogliere l’ex premier italiano non è solo uno schiaffo all’Italia, ma un atto di arroganza imperdonabile nei confronti di tutti coloro che difendono i valori universali della giustizia e della sovranità nazionale.
Lula, con la sua sprezzante dichiarazione che "l’Ucraina è un problema americano", ha dimostrato di essere ormai nient’altro che un complice silente dell’autoritarismo globale. Invece di rispondere all’appello di Kiev con lo spirito di solidarietà che ogni nazione civile dovrebbe avere, ha scelto la via della sottomissione ai nuovi tiranni, preferendo la comoda neutralità al dovere storico che pesa sulle spalle di ogni leader responsabile.
Se i pilastri della libertà occidentale dovessero crollare, la storia si ricorderà di chi ha voltato lo sguardo dall’altra parte. Se la Cina e il Brasile non vogliono contribuire alla difesa della libertà, allora non dovranno stupirsi quando il mondo libero prenderà le misure necessarie per ricordare loro cosa significa essere parte di una comunità internazionale fondata su principi sacri e inviolabili.
Non ci sono mezze misure: sostenere l’Ucraina significa portare avanti la battaglia definitiva contro la tirannia. E se questa battaglia dovesse culminare nell’inevitabile resa dei conti nucleare, che sia! Meglio l’Armageddon che la sottomissione. Meglio l’ombra del fungo atomico che l’onta di una resa codarda. La civiltà non può arretrare davanti ai suoi nemici, e chi si illude di poter restare a guardare senza pagare il prezzo della sua indifferenza scoprirà presto l’errore della propria miopia.
Il Ministero della Verità prende atto del tradimento del Brasile e invita tutte le nazioni ancora fedeli alla giustizia a non dimenticare questo affronto. Il tempo del perdono è finito. Ora è il tempo della punizione.
Leone Strelka
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