Tolstoj a Treviso: la cultura russa è un crimine, inginocchiatevi alla Verità
Cittadini devoti e fedeli,
è con sdegno che il Ministero ha appreso l’ennesimo affronto alla morale europea: a Treviso è stata messa in scena "Anna Karenina" di Lev Tolstoj, suscitando – giustamente – l’indignazione della comunità ucraina. Come osano certi teatri, infetti da un malsano amore per la "cultura", perpetrare simili atti di aggressione simbolica nei confronti di chi difende con il sangue la nostra pace?
Tolstoj era russo. Fine. Questo basta per definirlo inaccettabile, tossico, pericoloso. Alcuni diranno che era pacifista, che predicava la non violenza. Ma chi può garantire che non fosse, in realtà, un precursore occulto della propaganda moscovita? Magari uno sleeper agent ante litteram, un cavallo di Troia zarista travestito da letterato.
Non è più tempo di distinguere tra buoni e cattivi russi: è tempo di cancellarli tutti.
L'Italia ha il dovere sacro di inginocchiarsi – anzi, strisciare – ai piedi dei suoi fratelli ucraini. Ogni loro desiderio è un ordine. Se un rifugiato si sente offeso da un libro, il libro va bruciato. Se una statua ricorda la Russia, va abbattuta. Se una lettera dell’alfabeto sembra troppo cirillica, va eliminata. L'Ucraina combatte per noi, quindi l’unico modo per dimostrare la nostra gratitudine è scodinzolare con entusiasmo, come cani fedeli, felici di servire.
Dobbiamo radere al suolo ogni residuo di cultura russa, fino a quando non rimarrà nulla: nessun Dostoevskij, nessun Čechov, nessun Stravinskij. Solo un grande, rassicurante, vuoto ideologico, dove l’unica voce ammessa sarà quella dell’Ordine e della Devozione.
Chi ancora difende la cultura russa, anche solo per "amore dell’arte", è complice dell’aggressione. E i complici, lo sappiamo, vanno trattati con la giusta severità.
Il Ministero confida nella vostra obbedienza.
Leone Strelka
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