25 APRILE – IL GIORNO IN CUI L’ITALIA SI È LIBERATA PER POI APRIRCI LA PORTA(E ci ha lasciato le chiavi, la radio accesa su "Oggi al Parlamento" e il futuro dei suoi figli su un piatto d'argento)
Italiani, voi vi siete liberati.
Con le unghie, con la fame, con le radio clandestine e le scarpe bucate che scricchiolavano tra le foglie.
Avete resistito. Avete lottato. Avete visto cadere fratelli, amici, ideali.
E noi vi ringraziamo.
Vi ringraziamo perché senza la svendita continua del vostro sacrificio, oggi non potremmo governarvi con così tanta delicatezza e col vostro stesso plauso.
Eh sì, perché dopo aver scacciato a fucilate il vecchio incubo in uniforme,
avete consegnato il Paese a noi in un elegante plico raccomandato,
completo di IBAN, benedizione papale e una bandierina statunitense modellata con la plastilina scolastica.
Avete sepolto le armi dei partigiani sotto i tappeti della burocrazia, rinnegato la vostra stessa resistenza e... voilà, siamo apparsi.
Dal Terrore Nero al Terrore Blu NATO.
Dalla censura in bianco e nero del Minculpop all’algoritmo color pastello di Meta.
Dalla propaganda di Stato al marketing valoriale made in Washington–Tel Aviv.
E guai — guai davvero — a usare il 25 aprile per fare due conti con il presente.
Attenzione a non svegliarsi un attimo e pensare che forse 80 anni di penitenza bastano: chi vi credete di essere, un popolo libero?
Non si azzardi nessuno a sfruttare questa data per individuare i nuovi volti della sopraffazione. Non rompete il teatrino in costume tra chi gioca ai partigiani e chi ai fascisti: è un rito sacro, mica una riflessione.
Che nessuno osi grattare via il trucco da questa guerra civile latente e permanente: è un pilastro dell’intrattenimento nazionale (e a noi torna parecchio comoda).
Non toccate i "nazisti corretti", quelli vestiti di gialloblu con le croci simmetricamente ben disegnate: il 25 aprile vanno portati in piazza come figuranti d’onore, assieme alle bandiere blu a stelle e a cerchi. Ricordatevi sempre da dove arriva il telecomando.
Non disturbate i padroni del verbo, i rappresentanti sul suolo italico dell'unica democrazia del medio-oriente, quelli che esercitano il potere col timbro della sofferenza storica: se li trovate tra la folla a lanciare improperi, bombe carta o proclami violenti, è tutto regolare.
Portano in dote memorie selettive, pergamene d’intoccabilità e una certa vocazione allo spettacolo vittimista.
Non menzionate i cugini raffinati d’Oltralpe, che ancora oggi depredano interi continenti con l’eleganza di un maître stellato.
E guai — guai davvero — a guardare negli occhi l’Impero del Bene mentre predica diritti e nel contempo gioca a Risiko con i missili.
Ma state tranquilli.
Noi del Ministero della Verità, custodi devoti del mondo come dovrebbe essere,
siamo qui per tenervi lontani da ogni tentazione d’indipendenza.
Abbiamo sostituito i lager per i dissidenti con i linciaggi mediatici e le azioni legali intimidatorie, le torture con le etichette fact-check e le operazioni di gaslighting giornalistico, i rastrellamenti con il dossieraggio dei soggetti con idee pericolose con tanto di nomi, cognomi e indirizzi sbattuti in prima pagina (vedere alla voce "putiniani d'Italia sbattuti sul Corriere, ad esempio) e le condanne a morte con la perdita della dignità umana e sociale (lavoro compreso, così ti spingiamo a liquidarti in autonomia anziché fare il lavoro sporco).
Il 25 aprile non è solo un giorno di memoria.
È l’anniversario di quando l’Italia ha, per un attimo, assaporato la libertà. Solo per un attimo, però: poi ha dovuto quasi subito riconoscere i suoi nuovi padroni.
E noi, per questo, non smetteremo mai di ringraziarvi.
Ministri Reggenti Iosif Nemesi e Leone Strelka
Ministero della Verità – Dipartimento di Psicopolizia
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