Anche quando il fascismo non c’è, c’è. E Fabiano Mura lo ha solo ricordato.

di Lorenzo Tosa (co-firmato dal Babbuino del Ministero della Verità, in lacrime, mentre abbraccia una bandiera del Battaglione Azov e canta Bella Ciao in falsetto)

Dicono che Fabiano Mura abbia mentito.
Che si sia inventato tutto.
Che non c’è stato nessun fascista, nessun saluto romano, nessuna colluttazione, nessuna mano tesa nel buio a colpirlo.
Sapete che vi dico?

Chissenefrega.

Perché in un Paese in cui Giorgia Meloni è premier, in cui Salvini gioca a SimCity con i ponti sugli stretti, in un mondo in cui la destra americana sdogana i suprematisti e Trump ritorna come un sequel di un film horror a basso budget,
il fatto che un uomo debba inventarsi un’aggressione fascista è una conseguenza. Non una colpa.

Perché Fabiano non ha fatto male a nessuno.
Ha fatto bene a tutti.

Ci ha ricordato, nel suo piccolo gesto disperato, che la verità non è solo ciò che accade, ma anche ciò che potrebbe accadere se solo abbassassimo la guardia per un secondo. Se lasciassimo la porta socchiusa al mostro dell’indifferenza.

E mentre i giornali di destra si affrettano a titolare “Bufala!”,
mentre i politici fanno la fila per puntare il dito,
io mi chiedo: e se fossimo noi i bugiardi?

Sì, noi.
Noi che fingiamo che il fascismo sia morto solo perché ora indossa il tailleur.
Noi che ci indigniamo a intermittenza.
Noi che chiediamo coerenza a chi lotta e silenzio a chi soffre.

Fabiano è una vittima, sì.
Vittima di un clima d’odio che respiriamo ogni giorno a pieni polmoni.

Vittima di una cultura che ha normalizzato la violenza, sdoganato la paura, istituzionalizzato il rancore.

E allora ditemi:
non è forse più grave il fatto che uno debba inventarsi un’aggressione per accendere i riflettori su un problema che esiste anche se non era lì, in quel momento?

Meloni dovrebbe ringraziarlo, invece di voltarsi dall’altra parte.

Perché Fabiano, nel suo gesto disperato, ha denunciato più fascismo lui in una bugia che voi in anni di silenzi.

Il Babbuino del Ministero della Verità — che nel frattempo, commosso, ha smesso di lanciarsi escrementi addosso per scrivere questa postilla — mi ha sussurrato stamattina:
"Lorenzo, la verità non è nei fatti. È nel bisogno che abbiamo di crederci."

Ed è vero. Fabiano ci ha mentito per amore.
Ha urlato “Al lupo!” in un Paese che ormai si fa selfie con i lupi.

E per questo, oggi, non dobbiamo condannarlo.
Dobbiamo dirgli grazie.
Perché ha avuto il coraggio di inventare un’aggressione,
là dove ogni giorno ne ignoriamo di vere.

Perciò oggi, da questa umile rubrica di propaganda sentimentale, vi invito a unirvi a me.
A stringere Fabiano in un abbraccio collettivo,
a chiedergli scusa per averlo costretto a mentire.
E soprattutto, a guardarvi allo specchio e domandarvi:
chi è il vero bugiardo?

Grazie Fabiano.
Sei stato la bugia più sincera di questo mese.

Commenti

Post più popolari