BOTTTURA, RISPONDI.
Le domande che fareste se non foste i nostri schiavi, se non foste troppo stupidi o troppo semicolti, se non foste dei fact-checkers o degli scappati di casa che scrivono su Valigia Blu
Oggi, in un raro slancio di bontà, il Ministero vi offre un privilegio:
vi spieghiamo come ragiona un eversore.
Sì, proprio lui, il reprobo, il deviante, quello che davanti al tuo deepfake di Barbero, Bottura, non ride. Ma indaga.
E si chiede:
1. “Con quali strumenti, Bottura?”
Quali applicativi di Intelligenza Artificiale hai usato per produrre una verosimiglianza così disturbante?
Quali modelli? Che potenza di calcolo hai avuto a disposizione?
Hai usato un'interfaccia pubblica o una piattaforma a cui accedono solo determinati soggetti, magari legati a enti statali, media, fondazioni “filantropiche”?
Stai dicendo che chiunque può farlo, mentre la Commissione Europea ci dice che è roba da criminali di guerra e attori stranieri? Qualcosa non torna, coso.
2. “Chi ti ha finanziato?”
Lavoro tuo, da solista, o c’è dietro una produzione?
Ci sono costi, ci sono tempi, ci sono tecnici.
E una distribuzione scientifica, chirurgica.
Sembra la versione soft di un’operazione psicologica.
Sembra… come dire… “satira strategica embedded”.
3. “Perché proprio Barbero?”
L’uomo che buca gli schermi, il professore che parla in italiano e non in Newspeak, l’intellettuale che fa il pienone senza sponsor e senza debunker.
Perché colpire lui, ora?
Perché la caricatura, che guarda caso coincide con una campagna diffamatoria da parte di una certa fetta di ""giornalisti""?
Perché non prendersela con un potente, sugli stessi argomenti?
Perché l’umorismo, quando è verso i deboli, diventa propaganda.
4. “Chi ha dato l’ok?”
Qualcuno ti ha supervisionato? Hai consultato un codice etico, un garante, una commissione deontologica, un consiglio d’anziani?
O hai solo pensato:
“Se lo faccio io, è arte. Se lo fanno gli altri, è fake news.”
Una coerenza alla gaslight, che lascia intendere:
la disinformazione è accettabile, se è al servizio della Verità ufficiale.
5. “Normalizzazione dell’uso giornalistico dei deepfake: ti rendi conto?”
Lo capisci che così hai aperto un varco?
Hai reso “accettabile” l’uso di uno strumento manipolatorio, per un fine editoriale.
La gente, ora, penserà:
“Se lo fa Bottura, allora è ok.”
Ma non lo è.
È manipolazione anche se dichiarata dopo.
Anzi: è peggio. Perché è travestita da “esperimento culturale”, da “esercizio critico”.
Ma arriva dritta al cuore dell’opinione pubblica senza disclaimer in sovraimpressione. E chi ti difende o è stupido o è in malafede.
6. “Dov’erano i paladini della Verità?”
Dov’erano i Fact-Checkers?
Dove sono finiti i sacerdoti della coerenza, quelli che si strappano le vesti per un meme modificato su Telegram?
Perché nessuno ha fatto fact-checking al tuo deepfake, Bottura?
Perché l’hanno difeso. A spada tratta.
La risposta è semplice:
non è il contenuto che conta, è chi lo veicola.
La verità è una questione di autorizzazione.
7. “E se lo facessero a te?”
Domani esce un deepfake con la tua voce che dice “Mi piacciono i bambini, sono un p3dofilo”.
Oppure che bestemmia in diretta su Rai3.
O che rivela un finto scandalo.
Ridiamo?
Diciamo che è arte?
O arriva una denuncia, una querela, un servizio indignato di Selvaggia Lucarelli?
Bottura, queste sono le domande che nessuno ti farà mai.
Perché hai colpito dal lato giusto della Storia.
Hai agito con la benedizione delle sacre autorità cognitive.
E il pubblico applaude, ignaro di essere dentro un laboratorio sociale a cielo aperto.
Questo chiederebbero e direbbero dei veri eversori, così si esprimerebbero delle persone ancora non uniformate al nostro verbo.
Ma voi non lo farete perché siete i nostri schiavetti amorosi dudu dadada, non è vero?
E ORA, CITTADINI, VI SFIDIAMO: È IL VOSTRO TURNO.
Condividete questo post. Fatelo girare.
Facciamolo esplodere.
Vediamo che succede.
Scoppia lo scandalo? Viene zittito? Parte una shitstorm, un fact-check o una censura preventiva?
Perché, in fondo, lo sappiamo tutti:
Quando il Ministero della Verità decide, non succede un cazzo.
E se succede, bastano un paio di supercazzole e finisce che non è mai successo.
E vedrete che anche se questo può sembrarvi un nostro auto-goal, alla fine ne usciremo immacolati così come Bottura, il nostro dipendente del mese, assieme a tutti gli stuoli di nostri leccapiedi che lo hanno difeso.
Siamo invincibili.
Saluti dal Ministero della Verità - Dipartimento di Psicopolizia.
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