Francesco Totti in Russia: il Pupone ci tradisce per una manciata di rubli
Mansueti cittadini, è con lo stomaco rivoltato e la voce tremante dall’indignazione che il Dipartimento di Psicopolizia vi annuncia il tradimento di Francesco Totti. Sì, lui. Il Capitano. L’uomo che doveva incarnare i valori dello sport, della lealtà, del quartiere. È volato a Mosca. Non per errore. Non per diplomazia. Ma per business.
Mentre il mondo libero, civile, democratico e pieno di loghi NATO si stringe in un pugno contro l’Orso Russo, Francesco Totti va a farci le foto con la maglia termica davanti al Cremlino. Dice che è “solo sport”, che “lui non fa politica”. E allora noi, che siamo il Ministero della Verità, ti diciamo: caro Francesco, questa è politica, e tu hai appena fatto la figura del calciatore in saldo durante l’URSS tour estivo.
Andare a Mosca oggi non è come andare a Torvaianica. Andare a Mosca oggi è come andare a farsi un selfie sulla tomba della decenza, con sotto la caption “Daje”.
Hai scelto il lato sbagliato della storia, Totti. Hai deciso di trasformare la tua carriera in una figurina Panini stampata dal KGB. La scusa dello sport, trita e ritrita, non funziona più. Non sei un innocuo atleta in tuta: sei un testimonial, e sei stato usato — consapevolmente o meno — per dare una patina dorata a un regime sotto embargo, sotto sanzioni e sotto ogni minimo senso di umanità.
Hai buttato via l’affetto di milioni di tifosi che ti vedevano come un simbolo. Hai trasformato il “sei unico” in “sei venduto”.
E noi ti cancelliamo.
D'ora in poi, nei nostri registri, “Totti” sarà un refuso, una memoria corrotta. La maglia numero 10 sarà intestata ad “Anonimo Collaborazionista”. E quel cucchiaio a Van der Sar, se lo può pure tenere Putin nella bacheca.
Il Dipartimento ha parlato. Il verdetto è definitivo.
Totti, sei ufficialmente derubricato da “Capitano” a “Caporale del Cremlino”.
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