Ultimo e Definitivo Richiamo al Professor Alessandro Barbero
Compagno cittadino prof. Barbero,
le Sue recenti deviazioni cognitive sono state registrate, trascritte e archiviate presso il Centro di Ristrutturazione del Pensiero Critico “Karl Popper” del Ministero della Verità.
Le Sue affermazioni – che osano mettere in dubbio la purezza cristallina della narrazione euro-atlantica sulla guerra in Ucraina – configurano un reato di Interpretazione Autonoma della Realtà (Art. 27-bis del Codice del Buonsenso Obbligatorio), con l’aggravante di autorevolezza percepita.
Quando un Professore stimato inizia a pensare col proprio cervello, infatti, il rischio di contaminazione dell’Opinione Pubblica è alto. Troppo alto.
Lei afferma che la copertura mediatica del conflitto è "impossibile da capire e puramente propagandistica"? Ebbene sì, lo è. Ma è la nostra propaganda. Quella che serve per mantenere l’Ordine, la Fedeltà alla Guerra Permanente, e soprattutto il Pil NATO in crescita.
La invitiamo pertanto – per l’ultima volta – ad aderire formalmente alla Campagna di Entusiasmo Bellico Permanente, aggiornando le Sue dichiarazioni con entusiasmo, slancio e, possibilmente, qualche lacrima televisiva per l’Ucraina.
In caso contrario, sarà inserito nel Programma di Rieducazione per Dissidenti Culturali. Tale programma prevede:
Maratone forzate di talk show con Alessandro Sallusti e Lucia Annunziata;
Lettura obbligatoria dei tweet di David Puente, incisi su vinile graffiato;
Ri-scrittura di tutta la Storia dal 1945 a oggi in modalità Ursula-friendly;
Partecipazione settimanale al laboratorio “Scrivere come Gramellini: l’arte dell’Inchino Editoriale”.
Le ricordiamo infine che l’algoritmo predittivo StalinGPT v.7.2, analizzando le Sue espressioni facciali in recenti interviste, ha già stimato un potenziale rischio di “ironismo latente” del 73%. Un valore che supera ampiamente la soglia consentita dal Regolamento per la Felicità Obbligatoria.
Professore, Lei ha ancora una scelta. Ma il tempo stringe. La fedeltà è un atto di libertà.
Per il Ministero della Verità,
Dipartimento di Psicopolizia,
Iosif Nemesi
Sorridere è resistenza. Ma solo se il Ministero dice che si può.
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