VIVA LE BOMBE!(Speciale nozze Meloni-Erdogan – edizione celebrativa con buffet NATO e benedizione di Lockheed Martin)

Cari cittadini obbedienti,
è con orgoglio che vi annunciamo il matrimonio dell’anno: l’unione mistica, bellicosa e orgasmicamente strategica tra la nostra Suprema Leader Giorgia Meloni e il Sultano steroideo Recep Tayyip Erdoğan!

Non una favola romantica da quattro soldi, no: questa è pornografia geopolitica. Italia e Turchia si sono concesse l’un l’altra davanti al simulacro sacrificale dell’export militare. Si scambiano carezze in forma di cannoni, promesse d’amore eterno sotto forma di memorandum sulla sicurezza.
Altro che fedi nuziali: qui volano i droni.

Viva le bombe, dunque!
Le bombe “nostre”, quelle buone, certificate UE e benedette dalla Santa Sede della NATO. Bombe che liberano popoli, livellano villaggi e aprono le porte a entusiasmanti appalti di ricostruzione. Quelle bombe che fanno piangere i bambini… ma di gratitudine. Forse.

Il contesto (ma solo per i rompicoglioni che chiedono ancora i fatti):

1) L’Italia e la Turchia produrranno insieme armamenti, anche mentre Ankara bombarda villaggi curdi, armeni, siriani o chiunque respiri senza permesso. La Turchia, comunque, arrapata alla sola idea di vendere armi all'Italia e all'Europa, sta già preparando le bancarelle con pistole, granate e Bombe a grappolo.

2) Erdoğan offre, inoltre, gas, rotte strategiche, repressione da manuale e manuali di repressione.

3) I giornaloni balbettano indignazione a mezza voce, mentre intanto si fanno coccolare di nascosto da chi comanda.

 4) Meloni in tutto questo cosa offre di concreto? Col cazzo con le patate fritte che ve lo diciamo. Segreti di stato, sorry guys. Vi basti sapere che lei sorride, Erdoğan stringe la mano, e l’Occidente applaude col culo stretto e le mani unte di petrolio.

Ma che importa? L’importante è che la Borsa regga. Che il business continui. Che la pace non disturbi i profitti.

Perché la pace non rende. La guerra sì.
La guerra è spettacolo, è contenuto virale, è PIB positivo.
La guerra è branding.
È Made in Italy.

Nota di servizio:
Chiunque osi criticare questa copula geopolitica sarà perseguito per leso atlantismo e deferito al Comitato Etico per la Guerra Giusta, insieme agli amici immaginari di Assange.

Conclusione:

Brindiamo. A Meloni e Erdoğan.
A chi trasforma il Mediterraneo in una vetrina d’armi e sorveglianza.
A chi fa affari con i tiranni, quando quei tiranni fanno favori all'Occidente mentre predica libertà a reti unificate contro dittatori come Putin, Xi Jinping, Babbo Natale ed il Grande Puffo.
A chi combatte i regimi solo quando non vendono/comprano abbastanza bombe.

Che la fiamma dell’intesa Melogan divampi come un deposito di munizioni in Donbass.
Che l’Italia sia sempre più forte, potente, e soprattutto ben armata.

La guerra è pace. La pace è una rottura di coglioni.

Firmato:
Iosif Nemesi & Leone Strelka
Dipartimento di Psicopolizia – Ministero della Verità

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