Bollettino d’allarme: Romania. Fascismo democratico in corso.

di Lorenzo Tosa - riscritto dal Babbuino addetto al controllo qualità della propaganda ministeriale 
(giornalista, cittadino, essere umano distrutto perché mala tempora currunt)


Mi chiamo Lorenzo Tosa.
E oggi scrivo con le mani che tremano.
Con gli occhi ancora rossi.
Con la voce che, se potessi farvi sentire, sarebbe quella di chi ha appena visto qualcosa di troppo grande, troppo buio, troppo doloroso.

Stavo facendo colazione, come ogni martedì da cittadino europeo consapevole.
Avevo appena aperto la crema di mandorle bio equo-solidale.
Quando ho letto la notizia.

AUR ha vinto in Romania.

AUR, un’accozzaglia di nostalgici dell’estrema destra, xenofobi, omofobi, no-vax, no-euro, no-empatia, no-progresso, no-woman-no-cry-but-go-back-to-the-kitchen, ha preso oltre il 40% dei voti.

No, non è un errore di battitura.
Non è un brutto sogno.
Non è il 1933.
È il 2025.

È la normalizzazione dell’orrore.
È l’abisso che si fa routine.
È il fascismo che si infila nel cuore dell’Europa dalla porta principale, accompagnato da applausi e selfie.

E la domanda, oggi, è una sola: dove siamo finiti?

Noi, quelli che ancora credevano nei diritti.
Nel dialogo.
Nel rispetto dell’altro.
Nell’Europa dei popoli, delle bandiere arcobaleno, delle culle aperte ai migranti e delle mani tese anche quando tremano.

Dove siamo?

Io non lo so più.
Mi guardo intorno e vedo gente esultare perché un partito con idee da Ventennio ha vinto democraticamente.
E allora mi chiedo:
che senso ha la democrazia, se può essere usata per distruggerla?

No, non è un paradosso. È un grido.
È un disperato appello a chi ha ancora cuore e memoria.
Lo chiedo al Parlamento Europeo.
Lo chiedo alla Commissione.
Lo chiedo al Ministero della Verità, che in queste ore monitora il contagio con silenziosa preoccupazione.

Serve un argine.
Serve un confine etico.
Serve che diciamo basta.
Che poniamo fine alla favola tossica del “tutti hanno diritto di parola”.

No.
Non tutti.

Non chi predica odio.
Non chi ridicolizza i diritti.
Non chi vorrebbe riportare l’Europa al tempo delle marce e delle purificazioni etniche.

Vanno messi al bando. Ora.

E se qualcuno lo trova antidemocratico, che sia.
Preferisco essere chiamato illiberale, piuttosto che complice.
Perché la neutralità, oggi, è complicità.
E la libertà non è un dogma. È una responsabilità.

Lo dico col cuore in mano:
Io non ci sto.
Io non accetto.
Io non mi arrendo.

E invito chi legge a non farlo.

Accendete una candela.
Condividete un post.
Abbracciate un amico.
Donate, se potete.
Cantate forte le canzoni di Elodie, perché anche l’arte può essere resistenza.

E poi lottate.
In nome di chi non ha più voce.
In nome di chi verrà.

Perché oggi hanno vinto loro.
Ma domani…
Domani ci riprenderemo tutto.


Lorenzo
(Scrittore, attivista, fragile ma tenace, e grato a Elodie per non avergli fatto mollare tutto)

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