Elogio del Ministero della Verità del Cittadino Gossipparo e del Giornalista Necrofilo
C'è una macchina perfetta che non sbaglia mai. Una sinfonia di ingranaggi arrugginiti, alimentata da sangue fresco, sospetti infondati e condanne in diretta TV: è il Ministero della Verità nella sua forma più sublime, quella incarnata nel cittadino gossipparo e nel giornalista necrofilo.
Loro, sì, sono il vero motore della giustizia. Il cittadino modello, armato di bavaglio sporco e tastiera unta, sa già tutto: chi è stato, perché l'ha fatto, e soprattutto — dettaglio imprescindibile — con quali fantasie sadiche. Il mostro? È sempre il solito: il fidanzato, il vicino strano, il tipo con la bici. E se non è lui, non importa. Qualcuno dev'esserlo per forza. Il pubblico ha fame, e la giustizia non può mica deludere lo share.
Poi ci sono loro, gli strepitosi sacerdoti della gogna mediatica: i giornalisti necrofili. Dotati di fiuto sovrumano per l’emoglobina e la sciagura, riescono a trasformare l’odore di un corpo in decomposizione in un servizio da prima serata. Che sia il delitto di Garlasco, quello di Yara o l'eterna caccia al Mostro di Firenze, loro sono lì, instancabili, a frugare tra le ossa e i pettegolezzi, a profilare colpevoli col Photoshop e a interrogare la madre tra un pianto e uno spot pubblicitario.
Che importa se il processo è ancora aperto, se le prove sono discutibili, se la scena del crimine è stata contaminata da carabinieri col mocassino slacciato? Il popolo ha deciso. E spesso, i giudici, ligi al dovere e ansiosi di non perdere credibilità, si affrettano ad accontentare le folle. Non sia mai che il TG delle 20 debba ammettere un dubbio.
La verità? Ma a chi interessa davvero? Il punto non è trovare l’assassino, il punto è dare un volto all’orrore, un nome da urlare, una vita da seppellire con disonore. Il cittadino gossipparo ha bisogno di carne da masticare, il giornalista necrofilo gliela serve con contorno di perizia forense e retroscena sessuali.
E così il ciclo si compie: sbatti il mostro in prima pagina, condannalo al bar della stazione, dimenticalo all’arresto del prossimo. I dettagli? Macabri, ma deliziosi. Le foto? Sempre quelle, meglio se sfocate, più inquietanti. La giustizia? Una fiction dove l’importante è che il finale piaccia al pubblico.
Ma ecco la domanda: e se un giorno toccasse a voi?
Se uno di voi, cittadini esemplari, venisse incastrato per sbaglio? Se finiste a scontare vent’anni per un crimine che non avete commesso, solo perché avete la faccia sbagliata o l'alibi poco telegenico?
Il problema, cari cittadini fedeli, non è che non si trovi il colpevole. È che, pur di servire l'audience, si rischia di impacchettare un innocente e offrirlo in pasto alla morale collettiva, col fiocchetto del “me lo sentivo”.
Ma voi, voi non vi fate domande. Voi siete devoti, affamati, zelanti: nuovi dettagli? Nuove indiscrezioni? Nuove labbra bluastre di cadaveri da commentare su Facebook? Meraviglioso. Il Ministero applaude.
Perché fintanto che c'è bisogno di un colpevole, uno qualunque, la vostra cieca devozione ci garantisce la cosa più importante: un capro espiatorio non ci mancherà mai.
E vissero tutti infangati e contenti.
di Iosif Nemesi
Ministero Reggente della Verità
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