Europa – Necrologio geopolitico di un continente che fu
Data di decesso: variabile, ma irreversibile. Non si accettano fiori, solo vincoli di bilancio.
Cari psicopoliziotti,
è giunto il momento di dire le cose come stanno. Di tirare le somme. Di recitare il De Profundis dell’Europa, quella vecchia signora imbellettata, che si credeva ancora protagonista del mondo mentre le portavano via la sedia da sotto al culo.
Il mondo è cambiato. I Big stanno apparecchiando di nuovo la tavola.
Gli Stati Uniti trattano direttamente con la Russia. La Cina osserva, silenziosa e affamata. L’India applaude, l’Iran intriga, la Turchia sgomita.
E l’Europa? L’Europa si aggiusta il colletto della camicia e si mette in fila per chiedere “Che altro posso fare per voi, signori?”
Perché era tutto previsto.
Era scritto nel grande libro della geopolitica che, prima o poi, la pappa sarebbe finita. Le scatolette di tonno democratico non sarebbero bastate per tutti.
E quando si stringono le porzioni, si privilegiano i forti. I veri padroni del gioco. Gli imperi, non i condòmini del pensiero unico.
L’Europa, che per decenni ha giocato a fare l’arbitro imparziale col fischietto della moralità e il cartellino arcobaleno, oggi scopre di non avere più:
Un esercito
Un’industria strategica autonoma
Un peso contrattuale
Una classe dirigente che non sia un sottoprodotto di Davos
L’Europa è diventata l’Africa con l’illuminazione a LED.
Un continente ricco di storia e povero di futuro, che può solo consumare quello che gli altri decidono di venderle, a prezzi decisi da altri, con risorse controllate da altri.
La sua unica funzione nel nuovo ordine mondiale? Pagare bollette e inviare armi che non ha.
Gli americani hanno deciso: basta croccantini per il cagnolino europeo.
Adesso si gioca sul serio, e i premi vanno spartiti tra chi ha artigli, zanne e fame. Noi europei? Ci leccheremo le mani se resterà qualche osso.
E intanto, Bruxelles twitta contro il patriarcato, Berlino mette l’eolico sulla Ruhr, Parigi cerca di vietare le sigarette elettroniche.
Mentre Mosca e Washington si spartiscono il futuro, l’Europa si consola con i suoi corsi gender finanziati dal Fondo per la Resilienza Spirituale.
Ma tranquilli. Ci sarà ancora spazio per noi. Come clienti. Come spettatori. Come sudditi.
Finché consumeremo, ci tollereranno. Finché staremo buoni e in silenzio, ci lasceranno ballare con la morte al ritmo delle playlist dell’UE.
Finché non ci sveglieremo.
Ma ormai è tardi. Il cappio è teso. E a Bruxelles non ci sono coltelli, solo regolamenti.
Firmato:
Iosif Nemesi
Direttore del Dipartimento Visioni e Profetismo Tattico
Papa Leone Strelka
Responsabile del Reparto Cinismo Applicato e Pianti Preventivi
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