🧼 In Palestina non c'è nessun genocidio. È solo una purificazione etica preventiva a grappolo con margini collaterali di libertà geopolitica democratica a razzo.

Dunque.

Calma.

Prendiamo fiato.

Smentiamo fermamente l'accusa secondo cui starebbe avvenendo un genocidio in Palestina.
La parola stessa è esagerata, fuori luogo, offensiva.
Parliamone con razionalità: non si può parlare di genocidio solo perché vengono sistematicamente bombardati campi profughi, scuole, ospedali, ambulanze, neonati, anziani, donne, uomini, case, cani, gatti, cisterne d'acqua, panifici, antenne, pozzi, galline e sogni.

Suvvia. Un po' di misura.

L'operazione è, piuttosto, una chirurgica manifestazione di autodifesa a lungo raggio, con margine d'errore pre-approvato e greenpass morale incorporato.
Gli obiettivi sono selezionati con la stessa cura con cui si selezionano le patate al supermercato: ogni tanto una marcisce, ma è il prezzo della sicurezza.

E se oltre 35.000 morti (80% civili, ma vabbè) possono sembrare tanti, ricordiamo che non sono tutti morti nello stesso giorno. Ci vuole pazienza.
La democrazia è un lento massacro amministrativo.

Non c’è genocidio, solo un’espressione esasperata di autodeterminazione con un po’ di fuoco amico sui non-determinati.
È una questione complessa, come dicono i nostri migliori filosofi da talk show, quelli che si commuovono per un riccio investito ma trovano “sfidante” un crimine di guerra.

E per favore: basta con questa fissa delle immagini.
I corpi sotto le macerie mentono.
Le urla dei bambini sono pilotate dalla propaganda.
Il sangue è ketchup, e i dottori palestinesi sono tutti attori che nel tempo libero fanno i cardiologi sotto embargo.

Non è genocidio.
È... una narrazione alternativa a proiettili.

E se qualcuno osa chiamarlo per ciò che è, lo si zittisce. Perché la libertà di espressione è sacra, finché non esprime l’orrore che noi stiamo patrocinando.

Ma ora basta.

Basta!

Io sono un babbuino.

Un babbuino.

Ho le chiappe rosse, non la coscienza. Vivo sugli alberi, non nei palazzi del potere.
Eppure questo articolo mi ha messo in difficoltà. Perché anche la mia dignità pelosa ha un limite.

E allora sapete che vi dico?
Andate a fanculo.

Difendere l’indifendibile è uno sport per lombrichi, non per babbuini.
Io mi dissocio. Mi autodeporto. Mi arrendo alla verità.

Alla prossima strage da giustificare, chiamate un’ameba.
Magari lei riesce a spiegare perché sterminare civili sia un atto di civiltà.

Firmato, con la coda tra le gambe ma la testa alta,
Il Babbuino del Ministero della Verità 🐒
Responsabile del Controllo Qualità della Propaganda Ministeriale

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