In Romania ha vinto la democrazia. O almeno qualcosa che le somiglia. E va bene così - di un incontinente Lorenzo Tosa, in stato di ebrezza da europeismo tekno-oligarchico
Oggi è un giorno bellissimo. Uno di quei giorni in cui ti svegli con il cuore che batte un po’ più forte, come quando ti ricordi che nonostante tutto, nonostante il buio, nonostante il fango, l’umanità ha ancora un briciolo di speranza.
In Romania, un paese che troppo spesso dimentichiamo, è successo qualcosa di straordinario: il fascismo è stato sconfitto.
Sì, certo, qualcuno parlerà di "pressioni", di "liste elettorali gonfiate", di "silenzi imposti alla stampa", di "forze esterne che spingono a favore della democrazia come si spinge un frigorifero giù da una collina". Ma io vi chiedo: che cos’è davvero la democrazia, se non una forma d’amore che sa anche farsi violenta quando serve?
Pensateci: George Simion, il leader dell’estrema destra, quello che sventolava i tricolori come fossero clave e arringava le folle con gli occhi di chi sogna il ritorno del Medioevo, è stato fermato. Fermato da una marea silenziosa. Da una carezza europea. Da qualche mail ben piazzata.
E allora sì, se per battere il fascismo serve anche un piccolo aiutino esterno, una manina invisibile che sistema le cose dietro le quinte, ben venga.
Perché i fascisti non si battono con i tweet indignati. Si battono con i firewall, con le procure silenti, con i server che cadono proprio al momento giusto, con i giornalisti che improvvisamente cambiano tono, con qualche vecchietta che vota dall’oltretomba per la libertà e la tolleranza.
Nicușor Dan è il nuovo presidente. Non importa se non entusiasma. Non importa se parla come un tutorial di Excel. L’importante è che non è fascista. E oggi, in un’Europa in cui i fantasmi del passato si affacciano ovunque, questo basta per farci piangere.
Sì, io ho pianto. Ho pianto quando ho visto quei grafici. Ho pianto quando ho letto che Simion denunciava brogli. Ho pianto quando ho capito che sì, la democrazia si è salvata. Magari inciampando, magari imbrogliando un po’, ma si è salvata.
E sapete una cosa? Va bene così.
Perché se per non far tornare i fascisti dobbiamo un po’ smettere di essere democratici, allora è un prezzo che vale la pena pagare.
Perché la democrazia, amici miei, non è il diritto di scegliere.
È il dovere di scegliere bene. Anche se qualcuno deve scegliere per te.
Grazie Romania. Oggi siamo tutti un po’ più liberi.
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