La stitichezza è femminista e scorreggiare è patriarcato tossico

Di Lorenzo Tosa (fustigato a sangue dal Babbuino del Ministero della Verità)

Non volevo scriverlo. Davvero. Non oggi. Non dopo l’ennesima notte insonne passata ad ascoltare i singhiozzi del mio intestino, che, oppresso dal rumore dei maschi che scoreggiano impuniti nelle metropolitane, ha deciso di chiudersi a riccio. Una protesta silenziosa. Un atto di resistenza.

Perché sì, diciamolo.

Scorreggiare è patriarcato.
È etero-cis-normato, tossico, lineare, binario, dominante. È il soffio mefitico del privilegio maschile che si manifesta in un sibilo arrogante, spesso seguito da una risatina complice tra due uomini bianchi etero che condividono una birra e una superiorità coloniale.
È l’ultimo baluardo dell’oppressione flatulente.

La stitichezza, invece, è sorellanza.
È tenere tutto dentro, come fanno le donne da secoli.
È il corpo che si fa barricata, che dice no a un mondo che vuole tutto e subito.
È l’ano serrato della resistenza.
È la rivolta silenziosa contro la cultura dello “scorreggia e passa”.

Quando una donna si trattiene, quando non si lascia andare alla brutalità di una ventosità, sta opponendo un gesto rivoluzionario. Sta dicendo:
“Io non libererò il mio gas per compiacere il tuo rumore.”

Eppure veniamo derise. Ridicolizzate. Umiliate. "Le donne non scorreggiano?" dicono, con l'aria da inquisitori da spogliatoio.
No, cari miei. Le donne scelgono di non farlo.
Perché loro hanno decoro, dignità, femminismo.
E fibre insolubili.

La mia battaglia è iniziata tre settimane fa, quando un uomo ha scorreggiato in fila davanti a me al supermercato, voltandosi poi con aria fiera come se avesse depositato la Magna Carta.
Da allora ho smesso.
Non solo di fidarmi degli uomini, ma anche del mio colon.

Scrivo queste righe con le lacrime agli occhi e una bottiglietta di fermenti lattici accanto. Non ho evacuato da sei giorni, e ogni minuto è un inno alla resistenza.
Ogni crampo è Virginia Woolf che mi sussurra: “Resisti, sorella.”

Abbiamo bisogno di un nuovo lessico intestinale.
Uno che riconosca il privilegio gassoso e lo smantelli.
Uno che liberi le donne dal dover scoreggiare per integrarsi nel branco.
Uno in cui la stitichezza sia celebrata come un atto poetico, silenzioso, tragico e meravigliosamente rivoluzionario.

Non chiedo molto. Solo un mondo dove ogni stitica venga applaudita come un partigiano in clandestinità.

E mentre lo scrivo, sento arrivare il Babbuino del Ministero.
È armato di una frusta fatta di escrementi fossilizzati, ricavati dai fondali dell’inconscio ministeriale.
Mi colpisce senza pietà, mentre urla: “IL VERO FEMMINISMO È UNA SCORREGGIA BEN ASSESTATA, NON UNA LAMENTELA IN CAPS LOCK!”

E ha ragione.

Ma io continuerò la mia battaglia, con l’intestino chiuso e il cuore aperto.
Perché il silenzio non è debolezza.
È militanza.

#FartIsViolence #StopGasLighting #IoNonScorreggioPerTe

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