"Lavorare per Credere, Obbedire, Gocciolare"(Favola raccontata da Romano Prodi, ex nonno d’Europa e attuale ambasciatore del Buonsenso Sottomesso)

C’era una volta, in un reame lontano chiamato Economilandia, un popolo di piccoli lavoratori chiamati i Bracciantelli. Erano creature umili, nate senza stock option, cresciute a pane, orario spezzato e turni notturni. Vivevano felici, o almeno così si diceva nei bilanci trimestrali delle multinazionali.

A comandare il Regno c’era Re Azionista il Trickle-Down, un sovrano illuminato dal riflesso dorato dei dividendi. Aveva un sogno: costruire una torre d’oro che arrivasse fino al cielo, ma per farlo aveva bisogno di tanti mattoni... e di tante schiene curve.

«Miei cari Bracciantelli,» disse Re Azionista dal balcone della borsa valori, «se lavorate il doppio, guadagnate la metà e rinunciate ai sindacati… vi prometto che un giorno… una briciola del mio banchetto cadrà anche sui vostri piatti di plastica!»

I Bracciantelli si guardarono tra loro. Alcuni si chiesero se fosse giusto, ma poi un vecchio saggio – chiamato Romano il Prodi – parlò:

«Figli miei, ricordate: non c'è crescita senza sfruttamento, non c'è progresso senza precarietà. La concorrenza globale è una gara tra criceti zoppi su un tapis roulant che non si ferma mai. Voi siete essenziali. Come le ruote del carretto che porta lo champagne agli hedge fund!»

Allora i Bracciantelli, commossi, iniziarono a cantare:
«Schiavitù è libertà! Precariato è stabilità! Miseria è sostenibilità!»

E così, giorno dopo giorno, piegarono le schiene con orgoglio, convinti che, prima o poi, il gocciolìo li avrebbe bagnati. E qualcosa in effetti arrivò: un getto di pioggia acida proveniente dal jet privato del Re.

Ma si sa… nel Regno del Gocciolìo, anche l’umiliazione è un’opportunità di crescita personale.

Morale della favola:
Chi nasce povero, lavori di più, muti di più, speri di più. E se non arriva nulla… è perché non hai creduto abbastanza nel Mercato.
(Ah, e ricorda, bimbo mio: la concorrenza con il Bangladesh è una forma d’amore.)

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