Lettera alla Russia, nel Giorno della Vittoria
Cara Russia ti scrivo,
Così mi incazzo un pò,
E siccome stai ancora vincendo,
Più forte mi incazzerò.
Oggi festeggi il 9 maggio, Giorno della Vittoria contro il nazismo. Un evento che per te rappresenta l’orgoglio nazionale, ma che per noi — l’Occidente — resta una ferita mai rimarginata. E no, non perché ci dispiaccia poi così tanto di aver abbattuto Hitler. Ma perché ci dispiace averlo dovuto fare insieme a te.
Diciamoci la verità: Hitler, Mussolini e il fascismo continentale non erano aberrazioni. Erano l’espressione più avanzata della nostra volontà di dominio, la versione muscolare del sogno occidentale: gerarchia, ordine, tecnica, modernizzazione forzata, conquista. Sono diventati nemici solo quando ci sono sfuggiti di mano, quando hanno iniziato a giocare in proprio e a compromettere l’equilibrio interno del nostro club esclusivo.
E allora abbiamo dovuto eliminarli, ma non da soli. Abbiamo avuto bisogno del tuo aiuto. E lì, cara Russia, hai commesso l’imperdonabile: siete diventata protagonista della Storia. Hai spezzato le reni al Reich mentre noi lo sfiancavamo da lontano. Hai preso Berlino mentre noi già pianificavamo il dopoguerra.
Non ti abbiamo mai perdonato quella vittoria. Perché in quel momento, tu hai incarnato l’antitesi del nostro progetto egemonico. E da allora, tutto ciò che facciamo — ogni espansione della NATO, ogni “rivoluzione colorata”, ogni sanzione, ogni guerra per procura — è solo un capitolo di quella vendetta lunga ottant’anni.
Il nostro obiettivo non è la pace, né la democrazia. È il completamento di un'opera incompiuta: smembrare te, Russia, neutralizzare la tuaidentità, assorbirla nel nostro ordine. Non vogliamo convivere con te. Vogliamo che tu diventi noi, oppure che tu sparisca per sempre dalla mappa e dalla storia.
Perché finché esisterà una Mosca che non si inginocchia, non potremo dirci veramente vittoriosi. Finché ci sarà qualcuno che rifiuta il nostro modello unico — fatto di diritti a geometria variabile, neoliberismo militante e narrazioni preconfezionate — ci sarà una guerra da combattere.
Tu chiami tutto questo "accanimento". Noi lo chiamiamo coerenza storica.
Con euro-atlantica determinazione,
Iosif Nemesi
Ministero della Verità – Dipartimento di Psicopolizia
Divisione “Colpa Sovietica e Punizione Permanente”
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