L’Italia al 49° posto nella libertà di stampa: un trionfo dell’informazione controllata

Cari sudditi dell’Ordine Informativo Unico,

oggi celebriamo con orgoglio un traguardo epocale: l’Italia scivola gloriosamente al 49° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa secondo Reporter Senza Frontiere. Un risultato che, letto con gli occhi giusti (i nostri), segna una straordinaria vittoria della coerenza narrativa e dell’unità giornalistica sotto un’unica voce: la nostra.
Molti superficiali – o peggio, liberi pensatori – potranno illudersi che questa posizione sia un segnale d’allarme. Ma il Ministero della Verità è qui per ricordarvi che la libertà di stampa è come il vino: più è filtrato, più è puro.

Libertà? Ma solo quella approvata!
In un mondo confuso e caotico, dove ogni blogger si sente Pulitzer e ogni opinionista una divinità in terra, il nostro paese si distingue per la sua determinazione nel ridurre le devianze informative, quelle notizie sporche di realtà, non sottoposte al vaglio morale della Psicopolizia.
Abbiamo fatto tanto:
• Intimidazioni ben mirate ai giornalisti disobbedienti? Fatto.
• Azioni legali come piovesse? Spuntato.
• Redazioni indebolite economicamente, così da spingerle a cercare rifugio tra le braccia dell’Editore Unico? Bravi tutti.
Eppure, malgrado gli sforzi, c'è ancora chi si ostina a “fare giornalismo”.

La classifica eversiva dei sovversivi senza frontiere

In verità, dovremmo dire che questa classifica è eversiva per definizione. Il loro metro di giudizio – pluralismo, indipendenza, protezione delle fonti – è palesemente pericoloso per la stabilità.
Insomma... va letta al contrario: gli ultimi sono i primi.
Non stiamo scivolando in basso. Stiamo salendo, e lo stiamo facendo bene.
Una stampa addestrata, disciplinata e orientata al bene comune – cioè ai nostri valori – non è meno libera, è semplicemente più responsabile.
Il 49º posto è un trionfo della ragione sull’isteria, dell’unità sull’anarchia verbale.

Eppure c'è un ma: i più complottisti, infatti, potrebbero insinuare che la stampa mondiale sia dominata da pochi grandi gruppi editoriali e non avrebbero poi torto.
Ma è proprio questo il punto: una guida centralizzata garantisce coerenza, efficienza e affidabilità.
L’informazione deve essere coordinata, non dispersiva.
Chi ancora insiste a “informare” in modo indipendente – cioè senza approvazione – è una nota stonata in un’orchestra perfettamente accordata.
Li tolleriamo, certo. Per adesso. Un po’ di pluralismo serve a far credere che ci sia pluralismo.
Ma abbiamo fiducia: anche loro, col tempo, capiranno l’importanza dell’obbedienza consapevole. Perché la vera libertà di stampa non è scrivere ciò che si vuole, ma scrivere ciò che serve.

E noi decidiamo cosa serve.

La vera libertà è l’obbedienza
Lungi da noi reprimere. Noi educhiamo. Noi illuminiamo.
Il giornalismo non deve essere libero come un cavallo imbizzarrito nei pascoli del dubbio: deve essere domato, sellato e cavalcato verso la giusta direzione, quella indicata da noi, con briglia e frustino fatti di codice etico e comunicati stampa.
Ogni notiziario che apre con “secondo fonti ufficiali” è un passo avanti verso l’Informazione Totale, dove non si dà notizia: si diffonde il Verbo.

Fiduciosi nel Futuro Unico
Siamo ancora al 49° posto? Certo, e lo siamo perché alcuni recalcitranti – per lo più annidati tra le rovine di qualche redazione indipendente e nei meandri della rete – si ostinano a voler “informare”. Ma non temete: abbiamo occhi ovunque. E budget.
Il Ministero si dichiara fiducioso: la propaganda morbida funziona, l’autocensura cresce, e l’adesione al dogma si fa sempre più cool. Presto, molto presto, nessuno vorrà più sapere la verità, perché sarà più comodo credere alla nostra.

Ministero della Verità – Dipartimento di Psicopolizia
“L’unica libertà che conta è quella di dire ciò che ti è concesso pensare.”

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