PREMIAZIONE DEL DIPENDENTE DEL MESE
Con sommo orgoglio, rigore ideologico e cieca obbedienza ai principi della corretta narrazione, il Ministero della Verità conferisce il titolo di "Dipendente del Mese" alla valorosa redazione di Libero Quotidiano.
Un riconoscimento meritato sul campo — o meglio, sul bancone della propaganda — per l'eccezionale prontezza con cui la testata ha saputo incasellare, piegare e rendere digeribile al grande pubblico un episodio potenzialmente ambiguo e pericolosamente aperto all'interpretazione individuale.
Parliamo ovviamente delle reazioni dei cittadini napoletani in merito all'ormai arcinoto caso in cui una ristoratrice napoletana si è macchiata della colpa gravissima di manifestare opinioni sgradite durante un’accesa discussione con gli ormai celeberrimi turisti israeliani, nella sua taverna, e di avergli indicato la porta dopo aver preso atto del loro temperamento sanguigno.
A seguito del linciaggio mediatico giustamente subito da Taverna Santa Chiara E dalla sua proprietaria, Nives Monda, i cittadini napoletani hanno manifestato immediata solidarietà ed hanno attaccato in giro per Napoli, su varie attività, delle etichette con su scritto "I sionisti non sono i benvenuti".
Un gesto che, in un mondo meno addestrato, avrebbe potuto generare dibattiti, sfumature, contesti. Ma Libero ha fatto ciò che ogni bravo agente della Psicopolizia dovrebbe fare: semplificare, moralizzare, drammatizzare.
Ed ecco che in prima pagina campeggia, con l’eleganza di una fucilata semantica:
“Tornano i negozi vietati agli ebrei”
Un titolo che va dritto al cuore del lettore per bucarlo.
Uno slogan che grida “indignazione!” senza nemmeno passare per l’anticamera della logica.
Con questo gesto eroico, la redazione di Libero ha:
• Rimosso ogni residuo di complessità dal dibattito.
• Trasformato un gesto politico (ovvero un pensierocrimine) in un caso di antisemitismo da manuale.
• Sfruttato con maestria l’evocazione delle leggi razziali del ’38 per incorniciare un piatto di genovese nella storia dell’odio.
Una sintesi perfetta. Un’opera d’arte. Un servizio inestimabile alla causa della narrativa corretta.
Per questo, il Ministero premia Libero con:
• Un busto capovolto di George Orwell, simbolo della verità piegata come una cannuccia nel latte ideologico.
• Un abbonamento gratuito a Truthflix® – La realtà che piace ai poteri giusti.
• Un soggiorno premio presso il Centro Riabilitativo “Auschwitz per analogia”, dove si insegna l’arte nobile dell’accostamento a caso.
Complimenti, Libero.
Avete dimostrato che si può servire la narrazione senza mai alzarsi dalla scrivania.
Che si può indignarsi a comando, ma solo quando serve.
Che la stampa è davvero libera… quando si autocondiziona.
E ora, scusateci: abbiamo una ristoratrice da rieducare.
Con affetto sionista
Leone Strelka e Iosif Nemesi
Ministero della Verità, Dipartimento Shalom
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