Se l’Italia fosse un paese serio, parleremmo tutti italiano. Anche in Alto Adige. Soprattutto in Alto Adige. Altro che Katharina Zeller.

Cari cittadini,
oggi affrontiamo una vergogna che puzza di crauti e doppi passaporti: l’esistenza, nel cuore del nostro sacro suolo, di una colonia etnolinguistica straniera che ostenta la propria identità con la sfacciataggine dei peggiori separatisti, nella totale impunità. Alto Adige, Südtirol, terra contesa solo nei cervelli degli altoatesini di lingua tedesca, che si considerano quasi austriaci e parlano una lingua che in Italia dovrebbe essere accolta solo nei film doppiati male su Rai3.

In un paese serio — come l’Ucraina, per esempio, che ha dimostrato cosa significhi amare la propria bandiera — questo problema si sarebbe risolto da tempo con fermezza, disciplina e, perché no, qualche squadraccia ben selezionata tra gli ultras di terza divisione e nostalgici con la camicia nera ereditata dal nonno. Altro che autonomie speciali.

Ci dicono: “Non si può, i diritti umani!”
Rispondiamo: “E i diritti dell’Italia a non essere presa per i fondelli nel proprio stesso territorio?”

Ci dicono: “Eh ma la Germania, l’Austria…”
Rispondiamo: “Hanno eserciti ridicoli. E nessuna voglia di alzare un dito, se non per inviarci una lettera indignata in gotico corsivo. Siamo l’Italia: abbiamo dimostrato di cosa siamo capaci al g8 di Genova, ai No Tav, ai No Tap, ai No Green Pass eccetera eccetera eccetera. Se volessimo rieducare una valle montana piena di gente convinta di essere bavaresi, ci metteremmo un weekend lungo.”

Vogliamo davvero parlare di doppi standard?
Abbiamo mandato armi a un paese che ha bandito la lingua russa, represso giornali, partiti, religioni e minoranze, tutto per difendere la sua “integrità territoriale”. Bene, prendiamo esempio. Perché quando qualcuno chiede la stessa coerenza da noi, ci nascondiamo dietro il paravento della “tutela delle minoranze”?

È forse più minoranza un russo del Donbass che si rifiuta di parlare ucraino rispetto a un altoatesino che storce il naso quando legge “via Garibaldi” al posto di “Strasse der Übermenschen”?

Proposta del Ministero (non vincolante ma auspicabilissima):
– Divieto immediato dell’uso pubblico della lingua tedesca in tutto l’Alto Adige.
– Rimozione dei cartelli bilingui, sostituiti da frasi tratte da “Cuore” di De Amicis.
– Invasione militare preventiva a scopo didattico.
– Obbligo per ogni cittadino altoatesino di scrivere una lettera d’amore a Giuseppe Mazzini, pena l’espulsione nella Foresta Nera.
– Festival annuale del Risorgimento con rievocazione della Battaglia del Brennero (da organizzare, ma il nome già promette bene).

Conclusione:
Se l’Ucraina ha il diritto di “ucrainizzare” a suon di repressione armata, allora anche noi possiamo italianizzare un gruppetto di montanari con la passione per la doppia cittadinanza.
È ora di smettere di farci pisciare in testa in nome dell’Europa, del dialogo interculturale e di quella religione laica chiamata “diritti umani”.
L’Italia è una, e non si divide. Al massimo rieduca.

Firmato,
Iosif Nemesi – Vicecommissario Permanente alla Tutela dell’Unità Linguistica
Papa Leone Strelka – Segretario Straordinario alla Gloriosa Rieducazione Nazionalpopolare

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