Trump e Zelensky firmano la speranza: l’accordo sulle Terre Rare che salverà l’Ucraina (e l’economia globale)

Cari cittadini modello,
è con sommo entusiasmo che vi annunciamo un altro straordinario passo verso la libertà, il progresso, e l’equilibrata redistribuzione delle risorse naturali dai paesi sofferenti ai mercati ben funzionanti.
Trump e Zelensky, due campioni del mondo libero, hanno firmato un accordo strategico destinato a cambiare la storia:
gli Stati Uniti supporteranno l’Ucraina nell’estrazione e valorizzazione delle sue terre rare.
Un gesto d’amore, un bacio del destino, un abbraccio tra democrazie.

Il documento – ufficialmente un "Memorandum d’Intesa", ma sostanzialmente una carezza mineraria firmata col cuore a stelle e strisce – permetterà all’Ucraina di rinascere dalle sue ceneri grazie all’estrazione sostenibile, controllata e benedetta di minerali strategici come litio, titanio, e tante altre meraviglie della tavola periodica.

Una vittoria per tutti:

Gli americani portano investimenti, know-how e bandierine.

Gli ucraini offrono risorse, gratitudine e un entusiasmo patriottico ben instradato.

L’Europa applaude, un po’ invidiosa, ma consapevole del suo ruolo nel grande gioco del “guardate e pagate”.

La Russia? Prosegue con i suoi metodi antiquati, rozzi, ingombranti. Senza neanche una multinazionale quotata al Nasdaq.


Certo, la partita è ancora aperta. I territori si conquistano, si firmano, si trivellano.
È una guerra, mica una gita scolastica.
Ma va detto: mentre Mosca si sporca le mani con il fango e il sangue, Washington firma, investe e si prepara alla conferenza stampa.

Qualcuno, nei bassifondi della disinformazione, osa insinuare che gli americani si stiano accaparrando l’Ucraina a pezzi. Noi del Ministero rispondiamo: Sì. E grazie al cielo.
Chi altri dovrebbe prendersi cura delle ricchezze ucraine? I cinesi? I russi? Gli ucraini stessi? Suvvia.

L’Europa, come da manuale, resta a guardare.
Potrebbe tentare una Terza Guerra Mondiale per una fetta del bottino, ma siamo certi che i nostri alleati a Bruxelles sapranno gestire la cosa con la consueta incertezza strategica e vocazione al ritardo.
L’importante è che la NATO approvi. E che il mercato reagisca bene.

Intanto, i nostri azionisti dormono sereni.
Perché sul ring globale, sul lungo periodo, che vinca Ursula o Trump, che perda Zelensky o Putin,
le risorse che contano finiranno nei circuiti giusti.
Quelli delle multinazionali certificate, che operano nel rispetto della sicurezza, dell’ambiente e dei dividendi trimestrali.

In sintesi: la guerra è brutale, ma l’economia va protetta.
E il sangue che scorre – come ben sanno i mercati – lubrifica il motore del progresso.

Firmato, con zelo patriottico e cieca obbedienza:
Iosif Nemesi – Dirigente del Reparto “Verità Estrattive”
Leone Strelka – Commissario alla Promozione della Sottomissione Strategica
Ministero della Verità - Dipartimento Saccheggio Etico & Relazioni Transatlantiche

P.S.: diffidate da chi parla di imperialismo. È solo un nuovo modo di dire “sviluppo internazionale”.

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