Turismo di Massa e Gentrificazione: Il Trionfo del Progresso sul Popolo
Il Ministero della Verità è orgoglioso di celebrare due pilastri imprescindibili della civiltà contemporanea: il turismo di massa e la gentrificazione. Strumenti gloriosi e democratici con cui il Progresso redime gli angoli del mondo ancora ostinatamente ancorati alla loro identità.
Perché mai limitarsi a vivere una cultura quando si può impacchettarla, venderla e appenderla al muro come un souvenir? Oggi anche il più oscuro villaggio dell’entroterra può finalmente diventare un museo vivente, dove i nativi recitano se stessi in costume—non quelli veri, ma quelli disegnati da un’agenzia di marketing per risultare “autentici” su TripAdvisor. Le pietanze locali, rielaborate secondo i gusti di un food blogger berlinese, sono l’ultimo tocco di questa grande opera di folklorizzazione totale.
E chi si lamenta del costo della vita che schizza alle stelle, probabilmente non ha ancora capito il vero senso della modernità. Gli affitti triplicati non sono un problema, sono una selezione naturale: chi resta, merita. Chi se ne va, era fuori target. Le case dei residenti storici diventano finalmente ciò che dovevano essere: bed and breakfast con finta pietra a vista, perché niente dice “tradizione” come una parete in cartongesso effetto rustico.
Nel frattempo, la nuova religione del precariato offre redenzione a chi sa piegarsi con grazia al vento del cambiamento. Contratti stagionali, stipendi da fame, flessibilità estrema: tutto ciò che serve per plasmare il cittadino globale. Perché avere diritti quando si possono avere “esperienze”? Il turismo, dopotutto, è un’arte marziale interiore, una scuola zen del “non aspettarti nulla e ringrazia se ti pagano”.
E via, che si cementifica! Altro che natura incontaminata: il vero lusso è un resort con piscina a sfioro là dove prima c’erano dune, silenzio e tartarughe. I selfie non si fanno certo tra i cespugli, ma con un mojito in mano sul rooftop di un ex monastero del XII secolo riconvertito in cocktail bar ecosostenibile.
Se la tua città è sommersa da turisti, sii fiero. Non è invasione, è un abbraccio planetario. Non trovare posto sull’autobus o in pronto soccorso significa solo una cosa: sei parte di qualcosa di più grande. Sei nella globalizzazione che conta, baby.
Nel cuore della gentrificazione, ciò che conta non è chi vive in un quartiere, ma come appare su Instagram. I vecchi negozi chiudono? Buon segno. Se al loro posto aprono concept store dai nomi in latino maccheronico, con brunch ayurvedico e esposizioni di artigianato “di ritorno”, vuol dire che la zona è in ascesa. Gli ex abitanti? Personaggi pittoreschi, come i carretti dei gelati o le fontanelle. Non essenziali, ma coreografici.
E poi, diciamolo, che senso ha viaggiare se ogni città è diversa? Grazie alla gentrificazione, ovunque tu vada puoi trovare la stessa caffetteria nordica, lo stesso panino vegano al tofu fermentato, la stessa estetica minimal-grigia con piante grasse e playlist Lo-Fi. Il mondo ha finalmente capito che l’identità è un ostacolo al consumo. Serve uniformità, semplicità, decoro.
Dalla diversità al decoro, dunque: il Ministero della Verità ribadisce che ogni forma di resistenza locale, culturale o popolare al sacro processo di valorizzazione turistica e omologazione urbana è da considerarsi atto eversivo. Il Progresso non si discute. Si subisce con entusiasmo.
Ministero della Verità – la distruzione è valorizzazione.
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