Zia Elly dice cose
"Guardi, la questione va affrontata in una prospettiva diacronica di rielaborazione collettiva del paradigma lavorativo, tenendo conto delle contraddizioni intrinseche a ogni processo riformista in un contesto di transizione post-fordista e post-pandemica.
Il Partito Democratico, nella sua storica funzione di sintesi progressiva tra le istanze del mondo produttivo e quelle dell’inclusione sociale, ha sempre cercato di coniugare la flessibilità con la tutela, il dinamismo occupazionale con la protezione strutturale del lavoratore.
È in questa cornice di policentrismo valoriale che si colloca l’appoggio critico ma costruttivo alle istanze referendarie in oggetto: non si tratta di una sconfessione dell’impianto originario, bensì di una sua rifunzionalizzazione in chiave reticolare, volta a ripensare l’equilibrio tra capitale e lavoro alla luce delle nuove fragilità emergenti.
In tal senso, parlare di "contraddizione" è riduttivo, se non proprio fuorviante: ciò che per alcuni è un paradosso, per noi è una dialettica feconda, un’osmosi progettuale tra passato e futuro, tra esigenza di competitività e diritto alla dignità retributiva.
E quindi sì, noi ci siamo. Con coerenza discontinua, ma con fermezza orizzontale."
- Dichiarazione rilasciata da Elly Schlein in risposta a un giornalista, durante una conferenza stampa tenutasi all’interno di un’ex cisterna di benzina riconvertita in spazio inclusivo di pensiero liquido. Il giornalista aveva appena chiesto: “Scusi, onorevole Schlein, ma il suo partito ha introdotto il Jobs Act e ora vuole abolirlo con un referendum: qualcosa non torna, ci spiega?”
La leader dem, dopo aver bevuto un sorso di kombucha fermentato con le lacrime di un ex rider, ha pronunciato la dichiarazione tra gli applausi confusi di una platea composta da intellettuali della sinistra metabolica, due lavatrici in sciopero e un sax che suonava da solo in segno di protesta.
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