Auguri presidente
Caro Presidente Mattarella,
oggi è il 23 luglio.
Ma non è solo il suo compleanno.
È il compleanno del brevetto della prima macchina da scrivere.
Della pioggia gentile.
Del suono di una forchetta che batte sul bordo di un piatto in una mensa scolastica durante l’ora di educazione civica.
È il compleanno della democrazia con i calzini di spugna.
Lei compie 84 anni.
Ma chi conta più gli anni, quando si è colonne doriche della Repubblica?
Quando ogni sua palpebra che si abbassa è un editoriale di Michele Serra?
Quando ogni suo colpo di tosse è un decreto antifascista in forma aurorale?
Lei ha firmato.
Ha stretto mani.
Ha fatto cenni con la testa.
Una volta ha perfino bevuto un bicchiere d’acqua in silenzio, e quello è stato un gesto di lotta.
Io mi ricordo quella volta che un piccione le è atterrato vicino.
Lei non si è mosso.
Ha guardato l’uccello negli occhi.
E l’uccello ha capito.
Mi ricordo quando ha abbracciato Liliana Segre.
Anzi, forse non l’ha nemmeno abbracciata.
Forse era un ologramma.
Ma il punto è: Liliana Segre lo avrebbe abbracciato, se il fascismo non fosse mai esistito.
Presidente, lei è il vento che soffia sulle bandiere arcobaleno appese alle finestre dei centri sociali di Saronno.
Lei è la pausa prima di “Bella Ciao” cantata male da una terza media.
Lei è la mascherina chirurgica della dignità in un mondo che non si disinfetta più.
Oggi, a 84 anni, lei non ha solo compiuto gli anni.
Ha compiuto un miracolo.
Ha ricordato all’Italia che il fascismo è dietro l’angolo. Anche se stai facendo la spesa. Anche se sei un barattolo di ceci.
Presidente, io la guardo e piango.
Piango come quella volta che ho visto un gabbiano sollevare un cartoccio di patatine con dentro la parola “libertà”.
Piango come piange la libertà quando vede un selfie di Salvini.
Grazie per tutto, anche per quello che non ha fatto.
Grazie per aver respirato con eleganza.
Grazie per esserci stato anche nei sogni di Nilde Iotti.
Auguri, Presidente.
Che la sua schiena sia sempre più dritta della nostra.
Che i suoi capelli continuino a vibrare al suono del tricolore.
Che il suo silenzio, oggi, urli più forte di mille Damiano dei Maneskin col negligè di pizzo rosa.
Con reverenza, stima, e un cucchiaino di antifascismo negli occhi.
Lorenzo feat. Il Babbuino del Ministero della Verità
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