Non è solo uno spot. È patriarcato eterocisnormato spirituale. E fa male.

Oggi ho pianto.
Ma non di quelle lacrime leggere. Ho pianto sangue arcobaleno, ho pianto con i pori, ho pianto per tutte le creature non conformi che non hanno un corpo ma una tempesta di battiti intersezionali.

Perché mentre scorreva lo spot con Sydney Sweeney – bionda, magra, occhi chiari, zigomi da Führer – io ho visto l’apocalisse del pensiero critico-inclusivo.
Non ho visto un jeans.
Ho visto il Reich estetico, ho visto lo spettro gelido del capitalismo non rainbow che sussurra “sei accettabile solo se sei quanto abbastanza decente da essere vendutə a persone normali”.

E allora sì, ho urlato al cielo:
🗣️ “Dove sono i corpi gonfi di identità? Dove sono i nasi rotti dall'autenticità? Dov’è il sudore queer della resistenza?”

Perché, diciamolo: la bellezza non è reale.
La bellezza è un'invenzione bianca, patriarcale, cisnormata e vagamente carica di glutine e olio di palma..
Sydney Sweeney è un algoritmo generato da 4chan.
La vera bellezza è un boiler genderfluid vestito da rospo, che profuma di sterco di cane, uova andate a male e rivoluzione.

American Eagle oggi ci ha detto:
"Se non sei una Barbie con l'ISO 9001, puoi anche morire in silenzio tra i reparti oversize di Primark."

E io questo non lo accetto.
Non lo accetto per Brigitte, la mia amica agender senza epidermide che vive in una roulotte a forma di vagina.
Non lo accetto per Xeno, l’artista anacoreta che dipinge con il sangue mestruale altrui.
Non lo accetto per me, che ho appena smesso di identificarmi come “essere umano” per rispetto verso chi umano non è mai stato considerato.

Perché ogni pubblicità è un messaggio.
E ogni messaggio, oggi, grida:
“Morte all’autenticità, viva i glutei simmetrici.”

Sydney Sweeney ha grandi jeans?
No.
Sydney Sweeney ha grandi catene.
Catene di aspettative. Catene di standard. Catene di pelle liscia e filtri Instagram.

E oggi, nel mio pianto, ho visto una speranza.
Una speranza fatta di peli, di smagliature, di lotta, di odore di cipolla e libertà.
Una speranza che indossa pantaloni larghi tre taglie e li chiama casa.

Firmato: Lorenzo Tosa mentre Il Babbuino del Ministero della Verità gli salta sui genitali coi tacchi a spillo

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