La favola dei maialini diligenti d’Europa

C’era una volta una grande fattoria chiamata Europa Serena, abitata da maialini rosa, ben pettinati, convinti di essere intelligenti perché portavano gli occhiali e parlavano molte lingue. Non erano animali cattivi, i maialini, erano solo molto convinti di essere indispensabili.

Ai confini della fattoria viveva l’Orso russo: era grosso, scorbutico, poco educato. I maialini non lo amavano.
Lo trovavano volgare, rozzo, troppo peloso, ma con l’Orso facevano affari: grano, carbone, calore d’inverno. Si ringhiavano addosso, sì, ma si arricchivano insieme.

Sopra la fattoria volteggiava anche l’Avvoltoio americano. Non viveva lì, ma ogni tanto scendeva a nutrire i maialini: sacchi di mangime lucido, carezze sulla testa e lunghi discorsi su quanto fosse bello essere liberi. I maialini mangiavano volentieri, non perché fosse gratis ma perché il conto arrivava sempre dopo, quando il piatto era vuoto e la fame già dimenticata. Come l’Avvoltoio insegnava da tempo, con pazienza, niente è gratis, soprattutto ciò che viene offerto sorridendo.

Un giorno però l’Avvoltoio cambiò piumaggio.
Smise di volteggiare e si mise il grembiule.
Diventò Macellaio. Litigò ferocemente con l’Orso russo
e gli scagliò contro la Cicogna ucraina: urla, piume, zampate, accuse di essere cattivi animali.

I maialini si guardarono tra loro. Sapevano benissimo una cosa, e la sapevano da prima ancora che la lite cominciasse: non avrebbero combattuto loro contro l’Orso russo, avrebbero combattuto per procura.
Con il loro grasso, con le loro ossa, con la loro carne.
Qualunque fosse stato l’esito della guerra tra il Macellaio e l’Orso, a finire sul tavolo sarebbero stati loro. Non per salvare la fattoria, non per difendere sé stessi, ma per nutrire il Macellaio, che della guerra faceva mestiere, e la Cicogna ucraina, a cui servivano forza, vigore e piume nuove per continuare a volare contro l’Orso russo.

I maialini non sarebbero stati guerrieri, né strateghi,
né vincitori. Sarebbero stati dispensa. Lo sapevano, lo capivano, lo dicevano persino sottovoce, nelle stalle più buie. Ma decisero ugualmente di seguirlo.
Perché? Perché il Macellaio parlava di valori! Perché prometteva che non sarebbero stati macellati, ma “sacrificati”! E perché, soprattutto, il Macellaio aveva promesso loro qualche briciola del banchetto che sarebbe stato preparato a base di orso russo, una volta abbattuto.

Così i maialini offrirono il loro grasso per fare candele morali, le loro ossa per costruire armi di cartone, il loro sangue per lubrificare la grande lite.

Il Macellaio ingrassava, la Cicogna si batteva eroicamente, l’Orso resisteva. Nel mentre, fattoria si svuotava. E mentre entravano ordinati nel recinto,
cantando l’inno della fattoria libera, i maialini continuavano a ripetersi: “Non siamo maiali, siamo indispensabili!”

L’ultimo maialino, mentre la lama scendeva,
ebbe un dubbio fugace: non sull’Avvoltoio, non sulla Cicogna, non sull’Orso, ma su sé stesso. Poi non ebbe più tempo per pensarci.

E ricordate, bambini: chi si fa nutrire dall’avvoltoio e decide di seguirlo quando diventa macellaio
non è vittima della storia, ma materia prima.

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