Miss Finlandia, un gesto razzista e tutto quello che dice di noi (anche se non vogliamo sentirlo)
Di Lorenzo Tosa, manovrato da Il Babbuino del Ministero della Verità come un burattino (con la zampa del Babbuino infilata esattamente dove la si infila ai burattini, nel rispetto della tradizione).
Ci sono immagini che non sono solo immagini.
Sono colpi.
Sono schiaffi.
Sono pugnalate invisibili che arrivano dritte al cuore di milioni di persone che, ancora oggi, devono convivere con il peso degli stereotipi.
Guardate la foto: Miss Finlandia tira con le dita gli angoli degli occhi, verso le tempie, per farli sembrare “a mandorla”.
Lo fa in posa, davanti a una foto.
Lo fa sorridendo.
Lo fa imitando la conformazione di un volto asiatico.
Un gesto goliardico e innocente. Solo un gesto goliardico e innocente, diranno alcuni.
Ma il razzismo non ha mai bisogno di urlare: gli basta ammiccare.
Perché quel gesto non è ingenuo.
Quel gesto è una risata antica, sporca, sedimentata nei secoli.
È il razzismo che si traveste da leggerezza.
È l’oppressione che dice: “Dai, stavo scherzando”.
E invece no.
Non stavi scherzando.
Stavi normalizzando.
E io, davanti a quell’immagine, ho sentito qualcosa spezzarsi.
Dentro di me.
Dentro di noi.
C’è chi dirà: “Era una sciocchezza”.
Ma la sciocchezza è un privilegio.
E il privilegio, quando mima, diventa sistema.
Quel gesto non è solo razzismo.
È razzismo intersezionale performativo con eco cisrazziale.
È un gesto che parla una lingua che non ha chiesto il consenso delle vocali.
Perché il problema non è cosa fai.
È come lo fai nel tempo sbagliato dello spazio giusto.
E allora diciamolo chiaramente:
non è un episodio isolato.
È la punta dell’iceberg emotivo.
Lo stesso iceberg lo incontriamo ogni giorno, continuamente, senza nemmeno accorgercene. Quando dici “che carina” a qualcuno senza esserti chiesto se quell’aggettivo è stato prima negoziato, condiviso, interiorizzato. Quando mangi ramen facendo rumore e pensi sia folklore, senza domandarti se stai appropriandoti anche dell’esperienza sonora dell’Oriente. Quando ti allunghi gli occhi per stanchezza, ignorando che non tutti possono permettersi di essere stanchi allo stesso modo. Quando dici “siamo tutti uguali” e con una frase apparentemente buona cancelli anni di differenze, fatiche, identità certificate. Quando usi Google Traduttore come se fosse neutro, senza interrogarti sull’orientamento etico dell’algoritmo che hai appena interpellato. Quando dici “non ho nulla contro”, perché anche il nulla, detto da una posizione di privilegio, pesa. Quando guardi una persona e la vedi, senza prima chiederti se voleva essere vista così, in quel modo, in quel momento. Quando ridi a una battuta senza aver fatto un minimo fact-check emotivo sull’impatto che quella risata potrebbe avere. Quando respiri troppo forte accanto a chi vive una sensibilità sonora diversa dalla tua. Quando, infine, continui a pensare, senza vergognarti, che possa esistere ancora l’ironia, come se fosse un terreno neutro e non un campo minato.
Tutto questo è violenza.
Silenziosa, ma rumorosa.
Gentile, ma letale.
E allora sì: togliere la corona è il minimo.
Avrei tolto anche il contesto.
Il gesto.
La mano.
Il concetto stesso di mano.
Perché le mani hanno una storia.
E non sempre è una bella storia.
Qualcuno dirà che stiamo esagerando.
Ma l’esagerazione è l’ultimo rifugio di chi non vuole sentire.
Io sento.
Sento troppo.
Sento per chi non può.
Sento anche quando non capisco, perché non capire è già un privilegio.
Non dobbiamo chiederci se Miss Finlandia fosse razzista.
Dobbiamo chiederci se il gesto si percepiva razzista mentre lo stava pensando.
E se la risposta non è immediata, allora la risposta è sì.
Scrivo questo pezzo con disagio.
E il disagio è importante.
Il disagio educa.
Il disagio fa crescere.
Il disagio è l’unica cosa che ci resta quando abbiamo tolto tutto il resto.
Oggi non piango solo per Miss Finlandia.
Piango per ogni gesto non mediato.
Per ogni dito non consapevole.
Per ogni ironia non autorizzata.
E continuerò a piangere.
Finché anche l’ultima supercazzola prematurata con scappellamento a destra non sarà finalmente inclusiva, anche per le due cose secondo vicesindacA.
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