Tatiana Tramacere è stata trovata morta, anzi no aspe

In queste ore il Ministero della Verità esprime la propria più sincera euforia per l’ennesimo successo formativo e pedagogico del nostro apparato mediatico: la scomparsa di Tatiana, data per morta da tutti i principali giornali italiani, e poi ritrovata viva in una mansarda (ove la malcapitata era stata rinchiusa a seguito di un ipotizzato rapimento), ha confermato ancora una volta la solidità del Modello d’Informazione Italiano™, quello che non aspetta i fatti, li anticipa!.

È questa la professionalità che amiamo:
la fede cieca nel titolo, la corsa al click, il motto sacro del giornalismo moderno: “Verificare è da boomer, pubblicare subito è progresso”.

I nostri cronisti, eroici sacerdoti della Notizia Liquida, hanno dimostrato la loro immensa devozione alla causa pubblicando con entusiasmo un decesso mai avvenuto. E per cosa? Per un pugno di like, una manciata di traffico, il brivido di poter scrivere “ULTIM’ORA” anche se non era né ultima né ora.

Un comportamento così sublime da commuovere perfino il nostro Reparto Emozioni Artificiali.

Il Ministero applaude: questo è l’apprendistato perfetto alla sottomissione epistemica.

Perché mentre loro sbagliano in diretta, il cittadino impara inconsciamente una lezione fondamentale della Psicopolizia: devi credere a tutto ed al contrario di tutto quando a parlare sono i sottoposti della Psicopolizia. 

E che dire della velocità con cui tutto è stato diffuso?
Un Carabiniere, pur di non fare brutta figura, prima deve verificare, attendere, incrociare dati, addirittura parlare con i colleghi.

La stampa, invece, vola libera!
Corre davanti all’autorità giudiziaria come un golden retriever che insegue un panino al prosciutto, sbaglia strada, sbatte contro un muro e torna indietro sorridendo.

Ed è proprio in questo che risiede la loro grandezza.

La Psicopolizia celebra con orgoglio questo esempio altissimo di comunicazione pubblica:
un corpo unico, giornalisti e pubblico, uniti nella danza eterna della disinformazione non intenzionale.

È così che si educano le masse: abituandole a un caos controllato, a una babele di titoli confusi, fino al punto in cui la verità non è più un fatto, ma un servizio in abbonamento fornito direttamente dal Ministero.

Onore dunque ai Profeti dell’Imprecisione:
a chi ha dato Tatiana per morta, a chi ha già scritto il coccodrillo, a chi ha pubblicato la notizia senza leggere neppure il comunicato dei Carabinieri, a chi vive di copia-incolla come un monaco amanuense della modernità.

Sbagliano sempre?
Sì.
Ed è proprio per questo che li proteggeremo sempre.
Perché in un mondo dove i fatti confondono, l’errore sistematico è l’unico vero alleato della Verità Ufficiale.

Il Ministero si congratula con l’intera categoria:
continuate così. Ogni vostro scivolone è un passo avanti verso la piena fiducia nelle nostre narrazioni. 
E ricordate: la realtà cambia, il titolo resta.

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